IL CLAIM 2025: SENZA ESCLUSIONE DI CORPI
Dopo più di 50 anni di storia da Stonewall questo è un tempo difficile per i Pride e per tutto ciò che rappresentano. In Ungheria, non troppo lontano da noi, sono stati messi al bando per legge. Le persone LGBTQIA+ e le nostre comunità sorelle sono sotto un attacco feroce e senza precedenti nel mondo contemporaneo, in modi che fino a poco tempo fa avremmo faticato a credere possibili. Ogni esperienza che mette in discussione il sistema unico e granitico del potere precostituito è ormai nel mirino, censurata e demonizzata sotto l’etichetta di “woke” o politicamente corretto.
Noi scegliamo di resistere. E lo facciamo con l’unica arma che non potranno mai toglierci: le nostre esistenze! Alla violenza senza esclusione di colpi, opponiamo la nostra resistenza senza esclusione di corpi. Al tentativo di dividerci, rispondiamo con la nostra capacità di unirci nelle lotte. Alla brutalità di soluzioni semplici cariche d’odio, opponiamo la complessità e la bellezza delle nostre vite favolose.
Crediamo nel bisogno di riscrivere le narrazioni, ribaltare i vocabolari e sostituire il linguaggio della guerra con quello della cura. Lavoriamo ogni giorno per mantenere vivi gli anticorpi della democrazia e resistere ai tentativi reazionari e sovversivi di questo governo. Lottiamo per leggi che ci tutelino: dall’affermazione di genere al riconoscimento delle nostre famiglie, dal diritto di vivere senza paura di aggressioni per strada alla possibilità di realizzare le nostre vite così come desideriamo.
In quasi vent’anni di storia, il Torino Pride è cresciuto così: militante e arrabbiato, determinato e resistente, sempre dalla parte delle persone oppresse e con l’obiettivo di non lasciare indietro nessunə. Anche quest’anno vogliamo che sia così e parleremo ancora più forte e chiaro per farci sentire. Ti aspettiamo il 7 giugno per fare tutto questo insieme, senza esclusione di corpi!
LA PIATTAFORMA POLITICA
Il nostro documento politico ha uno sguardo molto ampio e cerca di riassumere tutte le cause e le istanze per le quali ci battiamo. Per renderlo più accessibile e comprensibile, abbiamo organizzato le nostre richieste politiche in cinque macroaree tematiche: persona, famiglie, salute, istituzioni e società, mondo.
Nelle pagine seguenti, dopo il sommario che guida alla lettura del documento, vengono elencati i temi sviluppandone per ognuno la nostra posizione e le nostre rivendicazioni.
Nota per la lettura: in questo documento utilizziamo un linguaggio plurale adottando lo schwa (ə) per rendere le espressioni neutre in modo da rappresentare tutte le soggettività oltre il genere binario.
Elenco dei contenuti
PERSONA
Legge contro la LGBTQIA+fobia, la grassofobia, la polifobia, la misoginia, l’antiziganismo e l’abilismo
Chiediamo l’estensione della legge Mancino a tutte le forme di discriminazione e violenza basate su genere, identità di genere, orientamento sessuale, misoginia, antiziganismo e abilismo, allargando lo spettro della sua azione anche alla discriminazione nei confronti dei corpi non conformi e di tutte le forme relazionali. Chiediamo che tale legge possa configurarsi come un primo passo verso il pieno riconoscimento dei diritti di tuttə, favorendo interventi educativi strutturali che possano agevolare un cambiamento culturale.
Riforma della legge 164 sull’affermazione di genere
Chiediamo la riscrittura completa della legge 164/1982 – la legge che regola i percorsi di affermazione di genere e la rettifica dei dati anagrafici delle persone trans* – affinché sia garantito a tuttə il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo e della propria identità di genere attraverso il consenso informato. Chiediamo prestazioni chirurgiche e farmacologiche adeguate, disponibili e accessibili nel SSN, aumentando la disponibilità di personale sanitario e aggiornando i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
Pretendiamo un’adeguata formazione del personale tecnico giuridico che si esprime sulla rettifica anagrafica e sugli altri aspetti della legge 164.
Diritti per le persone intersex
Chiediamo di cessare la pratica delle riassegnazioni chirurgiche del sesso dellə bambinə intersex, natə con corpi non chiaramente ascrivibili alla mascolinità o alla femminilità, affinché la persona direttamente coinvolta abbia la possibilità di esprimersi autonomamente al raggiungimento di un’età in cui abbia la facoltà di esercitare appieno il proprio diritto all’autodeterminazione e sia in grado di dare il proprio consenso informato a eventuali trattamenti farmacologici o chirurgici.
Contrasto alla grassofobia
Le persone grasse subiscono discriminazione a più livelli, dai media all’ambito sociale e sanitario. Riconosciamo l’intersezione delle lotte che uniscono le rivendicazioni delle persone LGBTQIA+ e delle persone grasse, unite da un principio comune di scardinamento delle narrazioni tossiche e volte a promuovere l’autodeterminazione. Contrastiamo ogni forma di grassofobia e pretendiamo che tutti i luoghi, in particolare quelli LGBTQIA+, siano accessibili e sicuri per tutte le persone grasse. Chiediamo l’impegno a riconoscere la grassofobia insita nella società e pretendiamo azioni volte a combatterla e decostruirla.
Contrasto della violenza maschile e di genere
Molte discriminazioni sono figlie della stessa cultura machista e patriarcale che nutre la violenza maschile, di genere e domestica. Pretendiamo politiche strutturali efficaci, sia culturali che sociali, a contrasto di questo fenomeno e che affrontino il tema non solo in emergenza e in risposta a fatti o delitti di grande risonanza mediatica. Chiediamo l’applicazione delle norme poste a tutela dell’identità di genere delle donne, in ottica transfemminista.
Chiediamo sostegno e adeguato finanziamento all’attività dei centri antiviolenza, delle case rifugio e delle realtà che supportano gli uomini nel superamento del modello patriarcale e maschilista. Chiediamo il pieno riconoscimento della violenza economica, l’adozione di misure a sostegno del mondo del lavoro per l’autonomia delle vittime e la piena attuazione del reddito di libertà e assunzioni agevolate per le donne sopravvissute alla violenza. Chiediamo inoltre piena tutela dellə minori che hanno assistito alla violenza ed allə orfanə di femminicidio, perché possano crescere nell’ambiente più idoneo e tutelante per il loro sviluppo.
Disabilità e neurodivergenze
Rivendichiamo la lotta all’abilismo e la necessità di spazi accessibili e sicuri per tutte le persone e i loro bisogni individuali e specifici. Affermiamo la necessità di poter essere orgogliosə dei nostri corpi, delle nostre identità e delle nostre vite non conformi.
In una società che spesso esclude e infantilizza le persone con disabilità e neurodivergenti, noi lottiamo costruendo spazi di inclusione, ascolto e rispetto anche sui temi LGBTQIA+. È necessario combattere per una maggiore assistenza delle persone non autosufficienti, spesso costrette all’oblio in merito al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere, poiché troppo dipendenti da famiglie o comunità che non sempre sono rispettose delle loro identità.
Rivendichiamo la necessità di una maggiore formazione di figure professioniste nei percorsi di affermazione di genere, in cui spesso le persone con disabilità vengono invisibilizzate e screditate, risultando così ridotte alle loro necessità strettamente mediche. Chiediamo una maggiore formazione del personale medico e sanitario in ambito di salute mentale, affinché chiunque possa esprimersi e sentirsi accoltə.
Diritti sessuali delle persone con disabilità
Nel sostenere e promuovere l’autodeterminazione delle persone con disabilità, rispettandone dignità, autonomia e indipendenza, chiediamo il riconoscimento dei diritti sessuali delle persone con disabilità e la regolamentazione della figura dell’assistente sessuale.
Lotta alle discriminazioni basate sull’età
Le persone LGBTQIA+ più anziane, spesso sole e invisibilizzate, sono tra le principali vittime dell’ageismo, una forma di discriminazione che le esclude dalla vita sociale e le priva di reti di supporto. Chiediamo spazi e opportunità pensati per tutte le fasce d’età, affinché ogni persona possa vivere pienamente i propri bisogni relazionali, affettivi e sociali in un contesto di cura e dignità, con reti umane, di assistenza e di supporto.
Chiediamo percorsi formativi che contrastino la narrazione delle persone più grandi come un peso per la società, promuovendo invece un immaginario che ne valorizzi memoria, esperienza, capacità e soggettività.
Allo stesso tempo, rivendichiamo diritti e spazi anche per le persone giovani: servono luoghi sicuri, accessibili e gratuiti per vivere la socialità, il divertimento e la notte senza che questi siano vincolati al consumo o da elevati sbarramenti economici.
Diritti per persone migranti, rifugiate, apolidi e richiedenti asilo LGBTQIA+
Chiediamo maggior interesse e tutela a favore delle persone migranti LGBTQIA+ che si vedono costrette a fuggire dal proprio Paese di origine perché perseguitate a causa del proprio orientamento sessuale o identità di genere. Queste persone vivono molteplici discriminazioni e la loro esperienza intersezionale assomma una discriminazione sistemica sia nel proprio Paese di provenienza che in Italia, oltre che una complessa esperienza nei centri d’accoglienza, nei quali il personale non è sempre preparato sulle tematiche LGBTQIA+. Chiediamo, pertanto, una formazione specifica in tal senso.
Diritti delle persone migranti e rifugiate
Serve una riforma radicale della legge sull’immigrazione, strutturale e non emergenziale: chiediamo che vengano adottate norme lungimiranti anziché decreti sicurezza, affinché le persone migranti siano considerate come soggetti portatori di diritti, interessi, desideri e specificità da valorizzare, e non solo come meri elementi del tessuto produttivo, il cui valore è determinato esclusivamente sulla base di logiche economiche.
In particolare, chiediamo la revoca degli accordi tra Italia e Libia in materia di gestione dei flussi migratori e che gli stessi siano sostituiti da ingressi legali e corridoi umanitari. Pretendiamo che vengano salvaguardate le vite in mare.
Chiediamo l’abrogazione dei Decreti Sicurezza e del cd. “Decreto Cutro”, che limita la possibilità di richiesta della protezione speciale, a tutela della vita privata e familiare delle persone migranti.
Chiediamo un rafforzamento del sistema di accoglienza e integrazione per garantire a tuttə lə rifugiatə un celere e sicuro accesso alle procedure di asilo e accoglienza.
Chiediamo una semplificazione delle pratiche burocratiche, inutilmente complicate e volte a rendere difficile l’integrazione delle persone migranti e rifugiate, dalla difficoltà nel formalizzare la domanda di protezione internazionale fino alla non ricezione delle domande di conversione in lavoro per quelle persone che sono riuscite a ottenere un permesso per protezione speciale.
Denunciamo altresì il recente patto sull’Immigrazione e Asilo approvato dall’Unione Europea il 10 aprile 2024, che toglie di fatto il diritto effettivo alla domanda di asilo con il concreto rischio di essere detenutə alle frontiere esterne all’Unione. Tutto questo porterà ad una plurima violazione dei diritti fondamentali delle persone straniere, tutelate dall’articolo 10 della Costituzione.
Cittadinanza per tuttə e chiusura dei CPR
Vogliamo un Paese in cui non ci siano cittadinə di serie A e di serie B: per questo chiediamo una riforma del processo di attribuzione della cittadinanza, affinché acquistino la cittadinanza non solo tuttə coloro che nascono in Italia (Ius Soli), ma anche coloro che frequentano le scuole e/o abbiano compiuto percorsi di formazione nel nostro Paese (Ius Culturae), per eliminare le differenze e le discriminazioni che tantə giovani vivono sulla propria pelle.
I Centri per il Rimpatrio (CPR) sono luoghi di sofferenza in cui vengono violati i diritti umani e perpetrate violenze fisiche e psicologiche nei confronti delle persone lì trattenute. Chiediamo la chiusura definitiva di tutti i CPR a partire da quello di Torino.
Denunciamo il razzismo sistemico, coloniale e istituzionale che ancora permea noi stessə e la nostra società, così come le linee guida inaccettabili del ministro Valditara, dal dichiarato impianto eurocentrico, che stabiliscono gerarchie culturali con al vertice il mondo occidentale.
Legge su eutanasia e suicidio assistito
Dopo il riconoscimento del diritto di stilare le Dichiarazioni Anticipate di trattamenti sanitari, ancor più dopo la bocciatura del Referendum da parte della Corte Costituzionale – che aveva rimandato al Legislatore il tema – chiediamo l’approvazione di una legge che garantisca allə cittadinə il diritto alla libera scelta per quanto riguarda il fine vita e tempi certi di accesso alla morte volontaria medicalmente assistita, affinché porre fine alle proprie sofferenze dovute a patologie irreversibili e rifiutare l’accanimento terapeutico diventi una possibilità concreta.
FAMIGLIE
Matrimonio egualitario
Chiediamo che le coppie costituite da persone dello stesso genere abbiano uguale dignità e i medesimi diritti assicurati alle coppie eterosessuali, compreso l’accesso all’istituto del matrimonio. La legge italiana favorisce un principio antidemocratico e discriminatorio, non garantendo alle coppie dello stesso genere l’accesso al matrimonio: chiediamo parità di diritti anche su questo piano, parità ormai tutelata in molti paesi d’Europa e non solo.
Finché permangono, chiediamo che le unioni civili siano accessibili a tuttə lə cittadinə e non soltanto alle coppie dello stesso genere come avviene oggi, affinché sia garantito il diritto di scegliere in libertà da quale istituto giuridico ci si senta meglio rappresentatə e tutelatə.
Riforma del diritto di famiglia, diritti per le non monogamie e le polifamiglie
È necessario avviare una riflessione sulla riforma del diritto di famiglia, superando il concetto di coppia monogama come unico modello valido e dando spazio ai rapporti di mutua assistenza tra persone, indipendentemente dalla forma che assumono. Chiediamo il riconoscimento e la tutela sul piano giuridico delle forme di convivenza e relazione poliamorose, delle non monogamie e delle polifamiglie (nuclei familiari stabili composti più di due adulti ed eventuale prole).
Chiediamo che vengano tutelate tutte le forme di cura, solidarietà e affetto familiare e che venga loro garantito l’esercizio dei diritti civili sulla base dei rapporti effettivi, senza che sia necessario contrarre un matrimonio o un’unione civile o che vi sia un legame di sangue.
Tutela di figliə di coppie omogenitoriali
Chiediamo con forza e urgenza l’introduzione di una legge che permetta a ogni genitorə di riconoscere alla nascita lə propriə figliə, superando il criterio che garantisce tale prerogativa soltanto allə genitorə partoriente o biologicə, affinché tutte le figure genitoriali siano riconosciute e chiamate alla responsabilità della propria prole, salvaguardando la relazione tra figliə e genitorə.
Alla luce della storica sentenza 68/2025 della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto del riconoscimento di entrambe le mamme dellə figliə natə in Italia con procreazione medicalmente assistita fatta all’estero chiediamo che vengano riprese immediatamente le registrazioni dellə bambinə da parte del Comune di Torino e in tutta Italia. Insistiamo per il riconoscimento alla nascita anche per le madri che non hanno potuto effettuare il percorso di PMA all’estero.
Anche nei casi di avvenuta separazione della coppia genitoriale chiediamo parità di diritti per lə genitorə intenzionale nella gestione dellə minore.
Pretendiamo un intervento legislativo sul riconoscimento della filiazione omogenitoriale, finalizzato a una effettiva equiparazione rispetto alla filiazione eterogenitoriale. Rimane inaccettabile che fino ad oggi unə genitorə divenutə tale in una coppia omogenitoriale sia stato costrettə ad adottare lə propriə figliə attraverso un oneroso percorso in tribunale dall’esito incerto, con l’obbligatorio vaglio da parte del Servizio Sociale sull’idoneità dellə genitorə non biologico.
Reputiamo fortemente discriminatoria la continua necessità di deleghe per lə genitorə non biologicə per prendersi cura dellə propriə figliə. È aberrante che, a causa dell’attuale sospensione dei riconoscimenti, lə genitorə si trovino a dover firmare nomine a tutorə o amministratorə di sostegno dellə propriə figliə, oltre a redigere minuziosi testamenti per evitare il rischio che lə propriə figliə rimanga privə di tutela. Reputiamo ancora più ingiusto per lə bambinə il disinteresse dimostrato dallo Stato nel garantire la continuità affettiva e materiale con lə genitorə non biologicə, incrinando non solo la loro fiducia in un’istituzione che non lə considera, ma compromettendone la serenità con il mancato riconoscimento delle famiglie nelle quali crescono.
Adozioni e affidi per tuttə
Accogliamo con soddisfazione il riconoscimento dell’adozione da parte delle persone singole, come stabilito dalla Corte Costituzionale nel marzo di quest’anno e chiediamo che venga garantita la possibilità di adozione dellə minori, stranierə e italianə, da parte di single, coppie non sposate e coppie unite civilmente, indipendentemente dall’orientamento sessuale di chi ne fa richiesta, come già avviene in molti paesi europei e non solo.
Ci opponiamo a ogni progetto di legge che intenda minare e peggiorare il sistema dell’affidamento dellə minori compreso il cd. ddl “Salomone” che vuole imporre tempi uguali di permanenza presso ciascun genitore, senza considerare la specificità di ogni singolo caso e minore e gli interessi preminenti dellə bambinə.
Accesso alla procreazione medicalmente assistita
Chiediamo l’abolizione della Legge 40/2004, che regola il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, e pretendiamo una nuova legge che assicuri la parità di diritti per tuttə nell’accesso alla PMA, aprendola a persone single e alle coppie LGBTQIA+.
Chiediamo l’inserimento della diagnosi pre impianto nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e la possibilità di donare gli embrioni alla scienza.
Accesso alla GPA regolamentata
È il momento che in Italia si avvii un dibattito laico e informato sulla Gestazione Per Altre Persone. Non accettiamo più narrazioni parziali o distorte, ma chiediamo un confronto serio sul tema, scevro da ogni ideologia e strumentalizzazione. Rifiutiamo categoricamente il riconoscimento della GPA come reato universale, come previsto dalla cd. “legge Varchi”. Questa norma nasce da una narrazione ideologica e discriminatoria, costruita per colpire le famiglie omogenitoriali, ignorando volutamente un dato fondamentale: oltre il 70% delle coppie che ricorrono alla gestazione per altrə sono eterosessuali. La legge risulta doppiamente discriminatoria nei confronti dei papà arcobaleno: al rientro in Italia, una coppia eterosessuale che torna con unə figliə avutə tramite GPA non subirà alcun controllo o domanda sulla modalità di concepimento del minore, che verrà dato per scontato come figlə biologicə della coppia. Diversamente, se a presentarsi in Comune sono due papà con unə figliə natə tramite GPA, l’Ufficiale di Stato Civile sarà tenuto a trasmettere immediatamente gli atti in Procura. La funzione repressiva e preventiva della norma penale, ancora una volta, mostra di colpire solo alcune soggettività, dettando un’ulteriore differenza con la maggioranza delle coppie eterosessuali che intraprendono lo stesso percorso. È evidente che il vero obiettivo della legge non è la tutela delle persone coinvolte, ma la criminalizzazione delle famiglie LGBTQIA+. Per questo chiediamo a gran voce l’abolizione di questa legge ingiusta e discriminatoria.
Esigiamo che gli ordini professionali intervengano nelle sedi competenti in caso di notizie false o antiscientifiche. Auspichiamo una regolamentazione del fenomeno al fine di tutelare tutte le parti coinvolte, come avviene già in altri Paesi, ed evitare fenomeni di sfruttamento e coercizione.
SALUTE
Servizi di accompagnamento al percorso di affermazione di genere
La salute e il benessere delle persone trans*, dall’infanzia all’età adulta, non sono affrontati in modo adeguato. I servizi dedicati hanno tempi di attesa inaccettabili e sono caratterizzati spesso da un approccio fortemente patologizzante e psichiatrizzante. Chiediamo che l’accompagnamento delle persone trans* di ogni età sia affrontato mettendo al centro le necessità e le istanze di persone con esigenze anche molto diverse: è necessario ascoltare, credere e rispettare.
Il gatekeeping da parte delle persone professioniste resta il problema più evidente che subiscono le persone trans*, anche in infanzia e adolescenza, quando si rivolgono ai servizi insieme alle loro famiglie. Pretendiamo una formazione corretta di tutto il personale sanitario e un ampliamento dei servizi nelle Asl territoriali di competenza.
Chiediamo il superamento delle attuali criticità, soprattutto in merito agli enormi ritardi nella presa in carico e nell’assistenza delle strutture sanitarie piemontesi dedicate, in particolare il CIDIGEM presso l’ospedale Molinette per le persone adulte e l’Ambulatorio attivo presso SCUD-NPI dell’ospedale Regina Margherita per minori. Chiediamo l’applicazione, anche in quest’ambito, della legge sui tempi certi in sanità, per garantire il rispetto dei tempi massimi di attesa per le prestazioni sanitarie.
Protocolli e modalità per i percorsi di affermazione di genere
Chiediamo a tutte le strutture coinvolte nei percorsi di affermazione di genere l’adozione del protocollo WPATH, basato sull’autodeterminazione.
Chiediamo alle strutture di esplicitare i protocolli utilizzati, di rendere trasparenti le proprie modalità e rendere chiare le liste e i tempi di presa in carico. Il decentramento dei servizi può essere la strategia per migliorare la loro tempestività e qualità.
Riteniamo centrale promuovere una totale depatologizzazione e depsichiatrizzazione dei percorsi di affermazione di genere per tutte le persone trans* di ogni età, anche nell’accesso ai sospensori della pubertà che possono rappresentare un prezioso strumento per le persone trans* giovani.
Protezione della legge 194
L’Italia è in cima alla lista dei Paesi per numero di obiettorə di coscienza negli ospedali pubblici. L’ingerenza dei movimenti cosiddetti “provita” nei consultori e negli ospedali, così come l’aumento dei casi di obiezione, di violenza ostetrica – nel quale annoveriamo anche i tentativi di obbligare le all’ascolto del cosiddetto “battito fetale” – e di disinformazione sulle pratiche medico/sanitarie rivolte a chi vuole interrompere la gravidanza rende urgente un intervento concreto e immediato. Pretendiamo la difesa della Legge 194/1978 a tutela della maternità e dell’interruzione volontaria di gravidanza dagli attacchi messi in atto dalla politica e dai movimenti di stampo patriarcale. La legge 194 non deve essere messa in pericolo dalle visioni oscurantiste che costringono la donna in uno schema precostituito di moglie e madre libera solo di dare “figli alla patria”.
Vogliamo consultori in grado di promuovere e tutelare il diritto alla salute di tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale o identità di genere.
È necessario assicurare il pieno accesso per tuttə, in gratuità e sicurezza, a tutte le tecniche abortive, farmacologiche e non, nel rispetto delle più aggiornate linee guida scientifiche: quando l’accesso all’aborto viene reso più complesso le persone non smettono di abortire, ma lo fanno in maggiori condizioni di rischio per loro stesse.
Ribadiamo la libertà a non riconoscere lə figlə.
Chiediamo l’abrogazione del «Fondo vita nascente» della Regione Piemonte finalizzato a finanziare enti e associazioni antiabortiste e cosiddette “provita”.
Chiediamo applicazione del criterio di appropriatezza nella scelta del trattamento sanitario migliore per la salute della persona.
Tutela della salute e del SSN
Il funzionamento del SSN si sta rapidamente deteriorando, a causa di una demagogica politica di detassazione, che danneggia le persone povere e più fragili, unita a una frammentazione regionale e locale sempre più marcata. Tutto ciò aggrava la polarizzazione sociale ed economica e ridimensiona i servizi pubblici essenziali favorendone la loro progressiva privatizzazione. La regionalizzazione del SSN crea disuguaglianze e rende più difficile l’accesso ai servizi. Per questo ci battiamo per la difesa dei servizi pubblici, il loro potenziamento e la loro riqualificazione, anche con l’indispensabile assunzione e valorizzazione del personale necessario.
Chiediamo l’accesso al SSN paritario e senza spese ingenti per cure specialistiche.
Chiediamo un’attenzione maggiore nei confronti della medicina di genere.
Chiediamo che la Regione Piemonte, insieme all’ASL della Città di Torino, mantenga e potenzi i servizi del CeMuSS (Centro multidisciplinare per la Salute Sessuale) migliorando i propri protocolli interni di accoglienza, in particolare nei confronti delle persone trans*.
Chiediamo interventi di sensibilizzazione e informazione sulle IST (infezioni sessualmente trasmesse) più aggiornati, strategici e lungimiranti, in particolare rivolti a un pubblico giovane.
Chiediamo una più attenta opera di coordinamento con i consultori del territorio per quanto riguarda la prevenzione generale e la distribuzione gratuita di preservativi, anticoncezionali di barriera e assorbenti, garantendo l’accesso libero a tuttə.
Accogliamo con favore l’introduzione dell’accesso libero e gratuito ai farmaci PrEP (Profilassi Pre Esposizione) per contenere la trasmissione del virus HIV.
Chiediamo il libero accesso alla sanità e ai farmaci per le persone senza fissa dimora e cittadinə stranierə senza permesso di soggiorno.
Tutela della salute mentale
La salute mentale è parte integrante, ma spesso invisibilizzata, della salute e del benessere complessivo della persona. Le persone LGBTQIA+, subendo con continuità discriminazione e violenza, sono fra le categorie di persone più a rischio per la compromissione del proprio benessere psicologico. Chiediamo l’istituzione e il potenziamento dei centri di ascolto, counseling e sostegno psicologico, libero e inserito all’interno del SSN.
Chiediamo di rendere la psicoterapia più accessibile, sia in termini economici che di servizi disponibili sul territorio. Chiediamo altresì l’adeguamento ai livelli minimi di stanziamento della spesa sanitaria previsti per la tutela della salute mentale.
Chiediamo il potenziamento e la formazione del personale della salute psicologica e psichiatrica sulle tematiche LGBTQIA+, considerando il minority stress e le specificità di questa comunità. Chiediamo attenzione particolare per la salute mentale per le persone private della libertà personale, per affrontare il tema dei suicidi in carcere.
Depenalizzazione della cannabis e riduzione del danno
Sosteniamo la depenalizzazione della coltivazione e dell’uso personale della cannabis in modo da favorire un consumo regolamentato consapevole e sicuro senza fare ricorso alla militarizzazione dei quartieri e al fine di contrastare il mercato illegale e sfruttante delle mafie.
Chiediamo corretta informazione riguardo l’uso di sostanze psicoattive nel chemsex, affinché se ne possa fare un uso sicuro e consapevole abbattendo false credenze e stigmi sociali in merito.
Chiediamo che venga ripreso lo studio sulle sostanze psichedeliche in termini di riduzione del danno e di stress post traumatico.
Chiediamo un intervento sul nuovo Codice della Strada, con una reale indagine sulla compromissione della capacità di guida nei casi di positività alle sostanze.
Chiediamo altresì il reinserimento della CBD legale.
ISTITUZIONI E SOCIETÀ
Linguaggio e narrazioni plurali
È fondamentale adottare un linguaggio plurale in ogni contesto sociale e comunicativo, che non escluda o discrimini nessunǝ sulla base di sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia, aspetto fisico, classe sociale, disabilità, convinzioni politiche, culturali o religiose.
Ci impegniamo a una riflessione collettiva sui pregiudizi sottesi nel nostro linguaggio e chiediamo con decisione che le narrazioni dei media siano più consapevoli e rispettose delle nostre soggettività ed esperienze.
Vogliamo che venga rispettata e riconosciuta la nostra autodeterminazione anche a livello linguistico attraverso le proposte che emergono dall’elaborazione politica collettiva.
Abbiamo bisogno di narrazioni differenti del femminicidio e della violenza di genere, che mettano l’accento sulla matrice maschilista e patriarcale, senza fare vittimizzazione secondaria delle vittime della violenza e che rifiutino la pornografia del dolore come strategia per attirare attenzione mediatica anche a danno delle vittime.
Contestiamo la circolare ideologica diffusa dal Ministero dell’Istruzione alle scuole contro l’uso dello schwa e degli altri simboli inclusivi nelle comunicazioni ufficiali.
Educazione e formazione sui temi LGBTQIA+
Chiediamo la tutela del diritto di corretta formazione e informazione, sensibilizzazione ed educazione nelle scuole, affinché l’insegnamento contribuisca a costruire una società aperta e plurale, rimanga libero da censure e non diffonda stereotipi e pregiudizi. È indispensabile un rafforzamento delle iniziative di educazione e formazione di personale scolastico e dellə studentə, per superare la costante minaccia costituita da bullismo e da tutte le forme di discriminazione, in particolare quella nei confronti delle persone LGBTQIA+. Chiediamo un sostegno economico e di indirizzo alle iniziative che vanno in questo senso, a partire da quelle proposte dalle associazioni LGBTQIA+, con un significativo incremento dei finanziamenti alle loro iniziative di tipo culturale.
Chiediamo educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado, che sottolinei la cultura del consenso e che comprenda identità e orientamenti con una visione aperta, plurale e transfemminista. Contestiamo il ddl del governo che vuole introdurre il consenso genitoriale preventivo per le attività scolastiche che riguardino la sfera sessuale, affettiva ed etica, provvedimento ideologico che va a danno della formazione delle persone giovani.
Pretendiamo la fine dell’invisibilizzazione delle donne e delle persone LGBTQIA+ nei vari ambiti di studio, a oggi caratterizzati dallo studio di artisti, scienziati, politici e figure storiche esclusivamente maschili.
Carriere alias efficienti
Chiediamo l’adozione di carriere alias efficienti nei luoghi scolastici e accademici, sui mezzi pubblici, nelle aziende, negli enti pubblici e ovunque una persona lo ritenga necessario per il proprio benessere. Le carriere alias non devono essere necessariamente legate a percorsi medicalizzati.
Chiediamo di affiancare allo strumento dell’alias anche un’adeguata formazione del personale coinvolto.
Sport e palestre per tuttə
Chiediamo spazi più sicuri e accessibili, senza discriminazioni legate all’identità di genere, nei luoghi dello sport come palestre, club e strutture sportive o altri luoghi dove c’è ancora molto da fare per superare il binarismo di genere e i pregiudizi sulle persone LGBTQIA+ sia in ambito agonistico che dilettantistico.
Riconoscimento del sexwork
Il lavoro sessuale, libero e autodeterminato, è lavoro a tutti gli effetti. Chiediamo la decriminalizzazione e il riconoscimento del lavoro sessuale in un’ottica volta a liberare le persone sexworker da abusi, sfruttamento e lavoro forzato.
Riconoscimento della comunità romanì
Chiediamo e supportiamo il riconoscimento delle comunità Romaní come minoranza etnico-linguistica in Italia, al pari di altre minoranze già tutelate.
Chiediamo il riconoscimento dei danni storici, sociali e culturali causati dall’istituzionalizzazione dei “campi nomadi”, veri e propri campi di concentramento su base etnica per Rom e Sinti, imposti a una popolazione che non è nomade né per cultura né per vocazione, e delle gravi conseguenze che ciò ha prodotto a livello umano, abitativo e nella narrazione mediatica.
Chiediamo l’adozione di una legge contro l’antiziganismo, che ne riconosca la matrice strutturale e storica, e la promozione di terminologie corrette e rispettose nei contesti istituzionali, scolastici e mediatici, bandendo espressioni dispregiative che non appartengono alla lingua romanì. In tal modo ci si potrà allineare alle dichiarazioni fatte dalle stesse comunità nel primo Congresso Mondiale della popolazione romanì del 1971, adottando il termine ombrello Rom (mutuato dalla lingua romanì e che significa “essere umano”) che racchiude i seguenti sottogruppi: rom/roma, sinti, calé/kale, manouches e romanichals.
Protezione sul lavoro e welfare per le persone LGBTQIA+
All’interno del quadro sociale nel nostro paese, è sempre più forte la narrazione che colpevolizza chi si ritrova in condizioni di marginalità socio-economica e che invisibilizza le esperienze delle persone povere e LGBTQIA+. A partire dalle nostre esperienze vogliamo sovvertire le dinamiche culturali e sociali che generano disuguaglianze e oppressione. Chiediamo la messa in campo di nuove forme di welfare universale, a partire dalle politiche in materia abitativa, che vadano a tutelare le persone che perdono l’abitazione o non riescono ad accedervi per motivi economici, per via di un allontanamento o per la fuga da situazioni di violenza domestica.
Chiediamo attenzione per le persone LGBTQIA+ senza dimora, che rischiano una doppia invisibilizzazione e discriminazione nell’accesso ai servizi.
Siamo contrariə e preoccupatə per le misure messe in atto dal governo in materia di lavoro e di contrasto alla povertà, che non prevedono un salario minimo e aprono le porte a sfruttamento e strapotere dei datori di lavoro a scapito dei diritti dellə lavoratorə.
Rivendichiamo l’istituzione di uno strumento universale di sostegno al reddito, in forma individuale e slegata dal nucleo familiare, che sostenga le persone a prescindere da condizioni sociali, familiari, lavorative.
Contrasto alla violenza della polizia e tutela del diritto di manifestazione
Ormai da tempo è evidente la risposta governativa in chiave oppressiva di tutte le forme di dissenso, comprese quelle pacifiche e non violente, e l’uso estremo della violenza da parte delle forze dell’ordine. Ci opponiamo fermamente a ogni forma di riduzione del diritto a manifestare il dissenso e denunciamo con forza ogni forma di abuso e violenza da parte delle forze dell’ordine.
Chiediamo l’adozione del numero identificativo per le forze dell’ordine in servizio, al fine di poter identificare con maggior chiarezza e precisione in sede giudiziaria gli agenti che hanno compiuto eventuali reati o hanno abusato della propria posizione.
Chiediamo una formazione più attenta del personale di polizia e delle forze dell’ordine sui temi della violenza di genere e delle discriminazioni nei confronti delle persone LGBTQIA+.
Contestiamo il nuovo decreto sicurezza che introduce nuove norme repressive su manifestazioni e pratiche di identificazione intimidatorie nonché l’ampliamento delle procedure di videosorveglianza da parte delle forze di polizia.
Esercizio pieno del diritto di voto
Molte persone LGBTQIA+ scelgono di non andare a votare per evitare discriminazioni, giudizi e violenze a causa della propria espressione di genere o perché coinvolte in un percorso di affermazione di genere ma ancora prive della rettifica anagrafica dei documenti. Pertanto chiediamo, al fine di un pieno accesso al diritto di voto per tutte le persone, di superare la divisione dei registri in maschile e femminile compiendo al meglio le disposizioni del “decreto elezioni” volto al superamento di questa divisione.
Chiediamo siano garantite le condizioni di accessibilità e autonomia al voto per tutte le persone con disabilità, anche in forma digitale per la disabilità visiva.
Approviamo con favore la possibilità di esercitare il voto per le persone fuorisede.
Città accoglienti e spazi di aggregazione
Chiediamo che gli spazi sociali e di fermento culturale vengano protetti e tutelati nell’interesse di chi li vive e dell’intera comunità. Chiudere gli spazi non è mai la soluzione ai problemi di irregolarità specifiche e i metodi di intervento che celano delle “prove di forza” a danno delle persone coinvolte non sono per noi accettabili. Non condividiamo e non ci ritroviamo nella politica della “sicurezza e decoro”, ma guardiamo a una città libera e resa sicura dalla riappropriazione degli spazi e della notte, anche attraverso spazi liberati e restituiti alla comunità, alla cittadinanza e al territorio.
Contestiamo l’introduzione delle “zone rosse” nelle aree urbane da parte dei prefetti, meccanismo che militarizza le nostre città e mira a discriminare e escludere una parte della popolazione con lo strumento della repressione anziché sostenerla con un aiuto sociale e culturale.
MONDO
Termine di ogni conflitto bellico e impegni concreti per la pace
Ribadiamo con forza il ripudio di ogni forma di guerra, occupazione e violazione dei diritti umani definendola come inaccettabile: sono le persone maggiormente vulnerabili che pagano il prezzo di ogni conflitto, comprese quelle LGBTQIA+.
Sostenere l’autodeterminazione personale significa anche sostenere l’autodeterminazione dei popoli: per questo denunciamo con decisione il genocidio che sta avvenendo in Palestina, per il quale chiediamo un “cessate il fuoco” immediato, e chiediamo che le corti internazionali e le diplomazie di tutti i Paesi prendano provvedimenti per fare giustizia sulle responsabilità del governo istraeliano e per arrestare il fenomeno coloniale che prosegue da decenni sui territori palestinesi.
Siamo a fianco delle comunità di tutti i Paesi in guerra o invasi, come quella ucraina, georgiana, iraniana, afghana, curda, armena e purtroppo molte altre, per il quale chiediamo l’impegno internazionale di ogni Paese a risolvere i conflitti con strategie di pace e di dialogo e senza fare ricorso alle armi, al fine di rispettare la dignità di ogni popolo.
Tutela del clima
Chiediamo politiche giuste di contrasto al cambiamento climatico nello spirito di quanto rivendicato dai movimenti ecologisti, nei cui obiettivi ci riconosciamo.
Auspichiamo un impegno maggiore e concreto da parte delle istituzioni locali, nazionali, europee e mondiali nel prendere provvedimenti che tengano in considerazione le disparità economiche e sociali nell’accesso ai consumi.
Alla luce dell’emergenza climatica che stiamo attraversando, proponiamo un ripensamento delle priorità strategiche del Paese in termini di energia, struttura economica e produttiva, infrastrutture.
Un’Europa per la pace e per i diritti
Respingiamo il riarmo come soluzione di deterrenza per scongiurare i potenziali conflitti bellici e in tal senso contestiamo il provvedimento “Rearm Europe” promosso dalla Commissione Europea. L’Europa che vogliamo si basa sulla politica dei diritti umani e civili, sull’attenzione alle politiche sociali per appianare le diseguaglianze, sull’accoglienza verso le persone migranti e sulla lotta a razzismo, xenofobia e discriminazioni.
Manifestiamo la nostra più viva preoccupazione per il degrado dello stato di diritto in diversi Paesi europei, con particolare riferimento alla vicina Ungheria dove il Parlamento ha vietato per legge i Pride e ogni altra manifestazione che il governo possa ritenere pericolosa col pretesto della “tutela all’infanzia”. Chiediamo che l’Unione Europea si esprima per tutelare ogni cittadinə UE, garantendo gli stessi diritti per tuttə.
Chiediamo una maggiore cura anche per le comunità rom e sinte, trattandole come soggetti politici e non oggetti da rieducare, riconoscendo l’antiziganismo come razzismo strutturale e affrontandolo con misure adeguate.
Lottiamo per un aborto libero e sicuro in tutta Europa, così come promosso dalla campagna “My voice, my choice”.
Diritti LGBTQIA+ nel mondo
Le persone LGBTQIA+ sono discriminate, perseguitate e uccise in più Paesi del mondo. Le derive populiste mondiali, a partire dagli USA di Trump, stanno rafforzando i fenomeni di discriminazione gettandoci in un Medioevo dei diritti: le politiche di inclusione vengono revocate e i sostegni alla protezione delle minoranze si stanno sfaldando. In alcuni Paesi, come in Regno Unito, si tenta addirittura di cancellare i diritti delle persone trans* per decisione della Corte Suprema. Rivendichiamo il rispetto della dignità e dei diritti delle persone LGBTQIA+ ovunque vivano, e chiediamo alle istituzioni locali, nazionali ed europee di impegnarsi per la loro promozione, sia rifiutando rapporti politici ed economici con i governi nemici delle libertà e dei diritti fondamentali, sia impegnandosi nella creazione di corridoi umanitari che permettano di raggiungere luoghi protetti in piena legalità e sicurezza.