Nessun Dorma.

Il claim del 2018, Nessun dorma, richiama chiaramente l’attenzione sui tempi cupi, “bui” e troppo spesso “addormentati” in cui viviamo, tempi in cui prende piede una cultura della semplificazione ad opera dei “luoghi comuni”, in cui chi è “diverso” o percepito come tale assume facilmente il ruolo di capro espiatorio. Tempi di crisi economica, sociale e culturale in cui rialza la testa un fascismo dai mille volti.

Il Pride di quest’anno, dunque, è dichiaratamente e nettamente antifascista, antirazzista e di lotta, se possibile ancor più delle edizioni precedenti. L’immagine invece è quella di un pugno: la mano chiusa con le dita piegate e fortemente strette, un segno di lotta ma anche di forza e di vivido incitamento. Tendere ad afferrare ciò che uno non ha ancora e stringere, invece, ciò che già si è conquistato.

La forza del pugno che si sposa con la purezza cromatica “senza esitazione” e che rimanda all’arcobaleno, rappresentazione cromatica universale del mondo LGBTQI. Un simbolo senza tempo, stratificato, che non vuole e non deve ricondurre a un concetto univoco ma che ha l’ambizione di simboleggiare la lotta, anzi le lotte, di tutte e tutti contro il mai sopito avanzare di discriminazioni sempre nuove.

A partire dalla guerra civile spagnola il pugno chiuso è diventato, infatti, simbolo di tutti i movimenti che si opponevano al fascismo. E stato utilizzato successivamente in molte circostanze e da diversi movimenti per i diritti dei gruppi discriminati, in nome della solidarietà e della ribellione: come, ad esempio, il movimento per i diritti civili degli anni Sessanta, il movimento femminista americano o il movimento dei militanti per i diritti dei neri.