Conferenza stampa Torino Pride: Over the Borders

Cresce il Piemonte Pride e le parate diventano 5: L’11 maggio a Vercelli, il 1 giugno a Alessandria, il 15 giugno a Torino, il 6 luglio a Asti e 14 settembre Novara 

Il Piemonte Pride, nato due anni fa, cresce e avrà 5 appuntamenti cardine. Primo fra tutti il Torino Pride: la parata per i diritti delle persone LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersex) che anche nel 2017 ha coinvolto più di 100.000 persone, confermandosi come la più partecipata manifestazione del territorio dedicata al riconoscimento dei diritti di tutte e tutti e che si svolgerà il 15 giugno. Grazie al grande impegno di tante volontarie e tanti volontari, però, anche altre 4 città piemontesi ospiteranno un pride, alcune per la prima volta: Vercelli l’11 maggio, Alessandria il 1 giugno, Asti il 6 luglio e Novara il 14 settembre. 

Piemonte Pride significa anche un calendario di eventi di accompagnamento – fra cui I colori dell’amore organizzato a Cuneo a maggio da Granda Queer e il festival Prospettive ad Alba, sempre a maggio, a cura del collettivo De Generi – organizzati in tutte le province piemontesi su iniziativa delle tante associazioni LGBTQI del territorio e un coinvolgimento più marcato e trasversale di tutte le realtà della regione nell’organizzazione delle grandi parate dell’orgoglio. 

I cinque pride avranno un documento politico condiviso che comprende le istanze di uguaglianza tra cittadini e cittadine che provengono dalla comunità LGBTQI e non solo, e attraverso il quale si chiede la rimozione di tutti i tipi di discriminazioni, stereotipi e pregiudizi che rappresentano un ostacolo al raggiungimento di una società equa e solidale. 

“Il Piemonte Pride, giunto alla sua terza edizione, è un esperimento riuscito che ha creato una rete territoriale coesa che ha moltiplicato i pride sul territorio della nostra Regione partendo dalla felice esperienza del Torino Pride per anni unico in Piemonte” – afferma soddisfatta Giziana Vetrano, coordinatrice Torino Pride – “siamo convinte e convinti che i pride continuino ad essere strumenti più che efficaci per combattere in modo capillare ogni tipo di discriminazione. Ancora oggi è necessario moltiplicare i pride perché possano, in futuro, non essere più necessari”. 

Come si svolge

Partenza: ORE 16.30 in corso Principe Eugenio angolo piazza Statuto.

PERCORSO: via San Martino, piazza XXVIII Dicembre, via Cernaia, via Luigi Mercantini, via Giannone, piazza Solferino, via Santa Teresa, via XX Settembre, via Pietro Micca, piazza Castello, via Po. ARRIVO: piazza Vittorio Veneto. Ci sarà un palco con gli interventi delle associazioni, i discorsi, e gli intermezzi di Preci P, Fran e i Pensieri Molesti, Egokid.

Torino Pride Party

L’Official Pride Party sarà al Centralino Club a partire dalle ore 20.30, dopo la conclusione in piazza Vittorio potrete comodamente arrivare in via delle Rosine e accedere ai cortili del Centralino. Il Coordinamento Torino Pride ha riunito le serate della Città e vi aspetta per continuare a stare insieme poter cenare e ballare insieme con musica e ORGOGLIO.

Il documento politico

Quest’anno ricorrono 50 anni esatti da quella notte dei Moti di Stonewall dove ebbe inizio il nostro cammino come comunità. Dopo tutto questo tempo sono ancora troppe le richieste rimaste inascoltate rispetto i diritti civili e sociali, soprattutto nel nostro Paese. Oggi più che mai non solo occorre lottare per ciò che manca ma si è chiamati anche a proteggere diritti e conquiste che fino a ieri potevano considerarsi tranquillamente acquisiti. 

Le istanze della comunità LGBTQI* (Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Queer, Intersessuale et al.) non sfuggono a questo registro storico e in Italia non esiste una solida linea di tutela dei diritti affermata a livello legislativo, se non l’incompleta legge sulle unioni civili e la legge del 1982 sul cambio di genere per le persone transessuali. 

I Pride rappresentano un’occasione centrale per esprimere fermamente e collettivamente che questi diritti devono essere riconosciuti: è attraverso il Pride che si dà voce alle tante richieste tuttora disattese, che si incrociano, in particolare in questo momento socio-politico, alle rivendicazioni di altri gruppi e individui discriminati. 

Esattamente 50 anni fa, in uno scenario socio-politico di repressione e da una serie di violenti scontri fra la comunità omosessuale / transessuale e la polizia avvenuti a New York, il 28 giugno 1969 la nostra comunità marciò per la prima volta in maniera compatta, a seguito dell’ennesima irruzione violenta e immotivata dei poliziotti in un bar gay nel Greenwich Village, lo Stonewall Inn

Il 28 giugno è considerato simbolicamente il momento della nascita del movimento di liberazione LGBT moderno in tutto il mondo ed è stato scelto come data per la “Giornata mondiale dell’orgoglio LGBT*” o “LGBT* Pride”. Come la Giornata della Memoria, la Giornata Internazionale della Donna, la Festa della Liberazione la Festa dei Lavoratori merita lo status di celebrazione. 

Il PRIDE è celebrazione 

Dal carattere commemorativo ma al tempo stesso festoso, richiama la tradizione del carnevale a cui spesso la parata viene accomunata in modo poco lusinghiero: il carnevale, tuttavia, è il momento dell’anno in cui fin dall’antichità tutte e tutti, per un giorno, sono uguali, e possono dileggiare bonariamente i potenti, attraverso il rovesciamento dei ruoli e la libera espressione di caratteristiche personali che rimangono celate, quando non esplicitamente osteggiate, nel resto dell’anno. 

Il PRIDE è antifascista, antirazzista e di lotta 

Oggi più che mai, l’attuale governo e organizzazioni di ispirazione dichiaratamente fascista e contro le libertà personali favoriscono linguaggi e pensieri di matrice discriminatoria nei confronti di fasce sociali esposte come i migranti, le persone LGBTQI* e le donne. Sperimentiamo sempre più spesso nel nostro Paese diverse occasioni di repressione sociale e appiattimento culturale dove si tenta di silenziare le voci fuori dal coro e alcuni quartieri vengono addirittura militarizzati. Questo produce un disorientamento per l’opinione pubblica che sempre più confusa non sa bene come e dove collocarsi. 

Il PRIDE è intersezionale 

Le esperienze delle persone non sono mai inquadrabili in un modello precostituito e al Pride le differenze marciano insieme nel loro splendore, senza giudizi e senza censure. Per questo motivo il Pride ancora oggi rappresenta una delle piazze più affollate e più rilevanti che, ancora con forza e determinazione, combatte questo sempre più aggressivo tentativo di normalizzazione a appiattimento al pensiero unico che proviene oggi addirittura dai palazzi che dovrebbero tutelarci tutte e tutti. 

Il Piemonte Pride 

Il Piemonte Pride è una piattaforma regionale al quale aderiscono i Pride del Piemonte che nel 2019 sono cinque: Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli. Queste realtà e le associazioni coinvolte nell’organizzazione riconoscono nella loro adesione l’insieme di valori, ideali e obiettivi comuni ai loro percorsi di militanza. 

Nel contesto sociale e politico attuale il Piemonte Pride reputa di prioritaria importanza le istanze di uguaglianza tra cittadini e cittadine che vengono dalla comunità LGBTQI*, e non solo, chiedendo di rimuovere tutti i tipi di discriminazioni, stereotipi e pregiudizi che rappresentano un ostacolo al raggiungimento di una società equa e solidale. 

Tra i temi portati avanti dal Piemonte Pride rimane centrale l’autodeterminazione dei corpi, il diritto di esprimere in libertà le proprie caratteristiche personali e i propri desideri, e di vivere secondo la propria volontà, quando questo non danneggi altri e altre. La naturalizzazione dell’eterosessualità e del binarismo di genere, che sono al contrario strutture costruite storicamente e culturalmente, è divenuta una sorta di crociata che tenta di impressionare e convincere non tanto gli avversari quanto i legislatori, i parlamentari, i giornalisti e la società civile e si pone l’implicito obiettivo di mantenere in posizione subordinata e sottomessa non soltanto la comunità LGBTQI* ma anche tutto il genere femminile. 

Il mancato riconoscimento dei diritti fondamentali rappresenta una contraddizione e una sconfitta sociale, culturale e rappresenta ciò che di più distante può esserci dall’articolo 3 della Costituzione Italiana: 

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. 

Esprime uno dei principi più significativi della Costituzione Repubblicana: conseguenza diretta dei valori ereditati dalla Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza e fraternità), è in linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. La proclamazione del principio di uguaglianza segna una netta rottura nei confronti del passato, quando la titolarità dei diritti e dei doveri dipendeva dall’estrazione sociale, dalla religione o dal sesso. 

Le lotte del movimento LGBTQI* dai drammatici eventi dello Stonewall Inn ad oggi hanno provocato una mutata attenzione nei confronti delle istanze avanzateda parte dell’opinione pubblica, dei mezzi di comunicazione e della classe politica. Tale attenzione, tuttavia, non corrisponde ancora al completo riconoscimento delle rivendicazioni della comunità. Occorre insistere sul piano istituzionale per ottenere i diritti ancora negati e, al contempo, continuare ad aprirsi a un confronto con la società civile per decostruire, attraverso il dialogo, i pregiudizi che ancora sono diffusi nei confronti delle persone LGBTQI*. 

Nel ranking dei diritti elaborato da ILGA Europe nel 2018 l’Italia ottiene il 27%, punteggio nel RAINBOW INDEX, indice che valuta i Paesi europei rispetto a variabili come uguaglianza e non-discriminazione, famiglie LGBT, hatespeech, crimini d’odio, riconoscimento giuridico delle persone transgender, spazi sociali friendly. 

Questo punteggio è piuttosto sconfortante se paragonato, ad esempio, al 78% della Norvegia o al 73% di altri paesi. Il Report ILGA 2018 mette in evidenza per l’Italia il vuoto giuridico necessario per la tutela delle Famiglie Arcobaleno, l’assenza di tutela nei confronti del bambino impedendo la registrazione come madri nei casi di maternità surrogata, e l’attacco delle organizzazioni che imbracciando le armi della cosiddetta “teoria del Gender” impediscono la formazione e sensibilizzazione contro le discriminazioni nelle scuole. 

Ancora molta strada da fare, quindi, e molti punti da conquistare nella classifica dei diritti umani per il nostro Paese. 

Allegati

Qui la cartella stampa.

Locandina Torino Pride 2019