Conferenza stampa Torino Pride: sarà un corteo contro governo e Regione

“Con Meloni e Marrone è iniziata una delle stagioni più buie ma non ci lasceremo intimorire”

Il titolo scelto quest’anno è ‘Tacchi rotti eppur bisogna andar’. Il movimento Lgbtq+ da Stonewell a oggi non si è mai arreso e non lo farà nemmeno davanti a una nuova ondata di politiche omotransfobiche. Giusta: “Chiediamo il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali e il matrimonio ugualitario”.

Torino, 8 giugno 2023 – ‘Tacchi rotti eppur bisogna andar’. Questo il titolo scelto quest’anno per il Pride sotto la Mole. che sintetizza lo stato d’animo delle associazioni che compongono il Coordinamento Torino Pride, che torna in strada con una quindicina di carri, tante magliette con un tacco rotto, e con tutte le sue identità queer, lesbiche, bisessuali, trans e transgender, gay, aromantiche, asessuali, intersex, non binary. L’evento che celebra i moti di Stonewall partirà il 17 giugno dalla sede della Circoscrizione 7 nel quartiere Aurora, alle 16:30.  Sarà un pride arrabbiato, perché sono tempi bui in cui non vengono riconosciuti diritti fondamentali, anzi, quelli già acquisiti sono più che mai sotto attacco, i sogni vengono negati e calpestati e la violenza contro il movimento Lgbtq+ non è più solo fisica e verbale ma è diventata addirittura istituzionale. 

“I nostri figli e figlie non possono essere riconosciuti come tali, non ci è concesso di sposare la persona che amiamo. Ci siamo rottз i tacchi di tutto questo, li abbiamo consumati lotta dopo lotta eppur non ci fermiamo qui. Diciamo no a questa omotransfobia di Stato, ma anche al razzismo sistemico che garantisce i privilegi a chi ha la pelle bianca, diciamo no alla violenza maschile e di genere, all’abilismo diffuso che non prevede le disabilità e le neurodivergenze”, spiega il portavoce del Torino Pride, Marco Giusta. Quest’anno il Coordinamento del Pride non ha nemmeno chiesto il patrocinio alla Regione Piemonte. “Non ci interessa il patrocinio di una regione che decide di tagliare sul welfare, che ha portato la sanità al collasso, che infila le associazioni provita nei consultori e la finanza con un milione, che non costruisce politiche di contrasto al cambiamento climatico, che sostiene e patrocina iniziative di realtà che fanno dell’attacco alla 194 e all’autodeterminazione la propria bandiera, e che ogni giorno attacca le minoranze oppresse. Il patrocinio rappresenta una forma di adesione e riconoscimento ad una manifestazione: crediamo che il Pride debba essere libero dall’apprezzamento di chi vorrebbe riportarci nel silenzio e nella paura”.

Sarà un Pride più che mai intersezionale, che riflette le diverse voci, storie e lotte delle persone che vivono la periferia, alle quali si aggiungono quelle per il diritto alla casa, per il contrasto alla repressione del dissenso, le rivendicazioni in campo ambientalista. Il movimento arcobaleno ha sempre combattuto per i propri diritti. A partire dalla notte del 28 giugno 1969, quando la polizia irruppe nel bar Stonewall Inn, a New York, frequentato da persone Lgbq+ che invece di subire passivamente gli arresti, reagirono scatenando violenti scontri con la polizia. Vennero lanciati oggetti e opposta resistenza all’arresto.

Adesso il coordinamento Torino Pride chiede ai sindaci di non fermarsi e di portare avanti la battaglia per il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali, per il matrimonio ugualitario, per la fine di ogni discriminazione nei confronti del popolo arcobaleno. Al governo Meloni invece manda un chiaro avvertimento: noi non ci arrenderemo e continueremo a batterci per contrastare quello è una delle pagine più buie per i diritti del movimento Lgbtq+ negli ultimi vent’anni.